Apre la Masterclass di P2P-Italia

Con questo articolo annuncio l’apertura di un nuovo servizio che ho pensato di rendere disponibile per i lettori del mio blog.

Come molti di voi avranno notato, purtroppo non riesco a rispondere a tutte le mail che mi arrivano. Non ovviamente per mancanza di voglia, ma proprio perchè sono molte, spesso riguardanti gli stessi argomenti e, ahimé, il tempo che mi occorrerebbe per rispondere a tutti sarebbe veramente troppo, diventerebbe la mia occupazione principale :).

Ho perciò pensato di organizzare un modo nuovo (per il mio blog) per interagire con tutti voi lettori che desiderate farmi delle domande o conoscere dettagli in più sui miei investimenti p2p lending.

Sto organizzando il primo gruppo telegram di Masterclass. Un gruppo chiuso dove poter condividere con voi dettagli specifici sui miei investimenti e darvi una possibilità più efficiente di confrontarvi direttamente con me su tutti i vostri dubbi in materia di investimenti in p2p lending. Allo stesso tempo, tramite questo servizio, potrò avere l’occasione per poter ricevere dei contributi per lo sviluppo del blog.

Cos’è la Masterclass?

La Masterclass, come scritto, è un gruppo telegram con la caratteristica di posti limitati, con accesso su mio invito, ed amministrato da me. Il numero limitato di posti ha l’obiettivo di garantire a ciascuno dei partecipanti il poter ricevere le informazioni di cui ha bisogno, con la possibilità di approfondire di più rispetto ai canali open, dato lo spazio personale dedicato. Anche l’accesso sarà a tempo e sarà previo versamento di un contributo; ad ora prevedo un accesso mensile, ma con possibilità di rinnovo.

Per chi è la Masterclass?

La Masterclass è pensata per tutti gli investitori in p2p lending che vogliono approfondire di più la propria conoscenza di questa asset class, per avere la possibilità di gestirvi con conoscenze migliori i propri investimenti.

Cosa potrete trovare nel gruppo Masterclass?

Fra le varie cose:

  • Pubblicherò regolarmente dettagli ulteriori sui miei investimenti p2p che, per motivi di tempistiche o di difficile trasposizione, non troverete nel blog. Questi dettagli comprendono:
    • Suddivisione dettagliata periodica dei miei portafogli nelle varie piattaforme, e fra i vari loan originator, con motivazioni delle mie scelte.
    • Valutazioni dettagliate, aggiornate, sulle stesse piattaforme e loan originator.
    • Settaggi dei miei autoinvest.
    • Analisi delle novità che via via caratterizzeranno il mondo degli investimenti p2p.
  • Organizzerò 1 o 2 webinar per ciascun mese operativo, riguardanti approfondimenti di argomenti specifici scelti dai partecipanti.
  • Risponderò poi, e discuterò con voi direttamente, a tutte le vostre domande in materia di p2p lending che riterrete opportuno farmi, con una reattività nettamente migliore rispetto alle mail. Avrete dunque l’opportunità di confrontarvi direttamente con me sulle vostre strategie di investimento nel p2p lending! E.. pure io avrò l’opportunità di testare le mie conoscenze ad un livello superiore!

Cosa NON troverete nel gruppo telegram?

Affiliazioni, spam o una moltitudine di investitori che parlano di altre cose :).

Costi e altri dettagli

Essendo il gruppo in fase di apertura e di sperimentazione, per l’accesso iniziale terrò per ora un tetto di 10 membri. Tale accesso, dato che è un inizio anche per me, sarà ad un costo relativo di 15€. L’accesso sarà della durata di un mese dal momento dell’ingresso.

Cosa fare per partecipare?

Se siete interessati scrivetemi nella sezione Contatti per avere i dettagli, o tramite il versamento diretto che trovate nella sezione a destra nella homepage (per chi legge da pc) o in fondo (per chi legge da mobile). Ho appena creato tale sezione, mi auguro di trovarne uno migliore col tempo.

P2P lending e coronavirus

Ho pensato di scrivere un articolo molto rapido per riassumere quelle che sono le mie scelte attuali alla luce della situazione di crisi generale che sta attraversando il globo in seguito ai blocchi generati dalla necessità di contenere l’espansione del Covid-19.

Il mercato del p2p lending a differenza del mercato azionario vive ancora, per ora, di prospettive, su un’eventuale calo della possibilità dei richiedenti di rimborsare i propri obblighi. Sembra ci si stia avviando in una fase in cui “ognuno fa le sue mosse”, in attesa della chiarezza sulle conseguenze effettive.

Due cose stanno accadendo:

  • una parte degli investitori, intimoriti dall’aumento delle probabilità di default dei vari prestiti (scrivo in modo molto generale) e attratti da occasioni generatesi in seguito al crollo azionario, sta prelevando la loro quota (o parte) del proprio portfolio p2p.
  • i loan originator e le piattaforme, per arginare l’odierna situazione stanno uscendo con offerte d’interesse più alto rispetto alla norma. In aggiunta a questo, stanno modificando i metodi di selezione dei richiedenti nel breve periodo, in alcuni casi chiudendo l’accesso al credito alle persone e business più vicini alle attività peggiormente colpite.

Certo credo ci saranno effetti economici nel breve periodo, soprattutto per i settori più esposti ai blocchi nel transito delle persone e turisti (viaggi, ristoranti e hotel) ma comunque anche il resto dell’economia potrà risentirne per il prolungarsi della chiusura dei business.

Per l’investitore p2p?

Ho deciso di adottare le seguenti mosse: Avevo già in mente, all’inizio di questa crisi, di prelevare una piccola parte del mio portfolio, facendo scadere i prestiti ora attivi su due piattaforme che ad ora considero più a rischio fra quelle cui investo: Crowdestor e Grupeer. La prima perchè esposta nel settore business (ha già dichiarato che congelerà per tre mesi i rimborsi per evitare le procedure di default in attività che si trovano a dover sospendere le attività; mossa secondo me ottimale). La seconda perchè non riesce a rendermi molto chiare le coperture effettive del gruppo. Non ho intenzione di prelevare tutto su queste piattaforme, ma attualmente le trovo in sovraesposizione.

Stoppare per ora gli autoinvest su loan originator non solidi e diminuirne il peso sui paesi oggi maggiormente colpiti dalla situazione. In questa mappa si può vedere che apparentemente l’europa dell’est stia risentendo meno dei contagi (anche se ci sono blocchi parziali imposte dalle autorità sulle attività economiche). Fra quelle in cui investo, invece, è più colpita la Spagna, quindi setterò differentemente gli autoinvest di Swaper e Viventor (non eliminerò qui la nazione, ma ne abbasserò il peso).

Anche il sudest asiatico, dove ho una parte dei miei investimenti su Mintos, è stato meno contagiato. L’altra “macroarea”, le ex repubbliche sovietiche, sembra stia subendo meno contagi, ma, soprattutto sulla Russia, ho io particolari timori sulle sottostime dei casi.

Non è detto comunque che la cosa cambi da qui alle prossime settimane, vista la facilità di propagazione dell’epidemia.

Per questo motivo ho ormai, tranne nel settore business e immobiliare, un portfolio la maggior parte composto da durata inferiore ai 3 mesi. La trovo una cosa importantissima per rendere i miei investimenti più liquidi se la situazione dovrebbe peggiorare drasticamente. Qui sotto, ad esempio, la mia situazione istantanea attuale dei prestiti (in euro) di Mintos:

Gli effetti sul settore dei consumatori privati non credo si vedranno nel brevissimo periodo, però l’accorciare il più possibile la durata, per evitare sorprese negative, credo sia il miglior modo per affrontare questo periodo di relativa incertezza.

Se siete interessati, abbiamo anche realizzato una settimana prima di questo articolo, insieme a Leonardo Pinna, una breve conversazione a due sui possibili effetti nel mondo degli investimenti in p2p lending della crisi attuale:

Per ora mi limito qui con le considerazioni, nel frattempo vedremo come evolverà la situazione, invitandovi tutti a rimanere connessi con il blog e a seguire il gruppo Telegram P2P Lending Italia.

Investitori italiani nel p2p lending: qualche numero.

Con questo breve articolo ho deciso di pubblicare alcune statistiche derivanti da sondaggi effettuati sul gruppo telegram P2p Lending Italia.

Per chi ancora non lo conoscesse, il gruppo P2p Lending Italia è attualmente la più grande comunity social di investitori di p2p lending del nostro paese, che ad oggi riunisce più di 800 partecipanti, ma in costante crescita.

Dai risultati di questi breve sondaggi è emersa un breve ma interessante spaccato della situazione attuale di tendenza degli investitori italiani. Il campione per ogni quesito, in media, è stato di circa 100 risposte da parte di altrettanti investitori.

Ecco le 4 domande effettuate, con qualche mio breve commento a riguardo:

Quesito n°1: Quanti profitti nel 2019

Questo risultato lo interpreto con il fatto che il mondo del p2p è ancora giovane. Più del 20% dei partecipanti, pur essendo iscritto ad un gruppo relativo al p2p non ci ha ancora investito nulla, quindi con la supposta situazione per cui si stia ancora informando prima di partire; inoltre, quasi due terzi di chi risponde ha ottenuto meno di 200€ nel 2019 da questo asset, che può significare sia una percezione di dover tenere una certa prudenza in questa classe di investimento, sia degli spazi di investimento ancora aperti.

Quesito 2: Quale quota del p2p nel proprio portfolio

Le quote di portfolio dedicate al p2p lending, in questo campione, risultano seguire quelli che sono gli standard normalmente consigliati (restare entro il 20% con un picco intorno al 10% delle proprie attività complessive). Quindi l’investitore medio sembra possedere già quelle informazioni di base relative alla gestione del proprio portfolio.

C’è comunque anche uno zoccolo di investitori che ha investito più del 40% dei propri asset in questa tipologia, a sintomo di volontà di spinta nella crescita del proprio capitale.

Quesito 3 pt1: Quale piattaforma ha generato più introiti

Mintos si conferma da questo sondaggio come di gran lunga la piattaforma preferita (per introiti assoluti) del panorama degli investitori italiani. Il distacco da tutte le altre rende questo risultato molto attendibile. Bondora e Grupeer seguono a dovuta distanza, ma sono le “preferite” di circa un 10% di investitori ciascuna. Tutte le altre piattaforme sono sotto il 10%.

Quesito 3 pt2: Quale seconda piattaforma per introiti generati

Sempre in termini di profitti assoluti, si può dedurre da quest’ultima domanda come in gran parte chi ha ottenuto i maggiori risultati su un’altra piattaforma ha comunque avuto Mintos come seconda fonte di rendimento p2p, cosa che consolida ancora di più la sua posizione di mercato anche nei confronti dell’investitore medio italiano. Viceversa, si può dedurre che chi ha Mintos come fonte principale di profitto, ha generalmente Bondora o Grupeer come principale seconda. Tutte le altre piattaforme sono sotto il 10%.

Conclusioni: a mia interpretazione dei dati, l’investitore medio italiano è una persona ancora abbastanza prudente nel mondo del p2p, si sta formando in questo periodo per comprendere se aumentare o meno la propria quota di portfolio in questa tipologia di asset, ma sta cominciando a capirne gli alti rischi. Le tre piattaforme baltiche (Mintos in primis, seguita a distanza da Bondora e Grupeer) sono attualmente i padroni del mercato. Altre piattaforme estere sono in crescita e si stanno affacciando anche qualche concorrente italiano, ma è ancora distante dai risultati del “podio” delle ex repubbliche sovietiche.

Bilanci

Come mio ultimo articolo dell’anno, ho pensato di raccogliere un po’ di numeri e considerazioni, di varia natura, sulle piattaforme p2p lending in cui ho investito.

Come prima parte ho pensato di raccogliere assieme i principali dati di bilancio dei gestori di queste piattaforme e ho aggiunto una mia personale classifica di “top” e “flop” basata sulla mia esperienza su quest’anno 2019.

Anticipo già ora che con l’inizio del 2020 usciranno, anche sul mio blog, delle novità per quanto riguarda un lavoro in corso sulle analisi dei bilanci di alcune di queste piattaforme, ma per ora mi fermo qui.

BILANCI PIATTAFORME

Com’è noto, i primi numeri per quel che riguarda i bilanci finanziari delle piattaforme per l’anno 2019, fra quelle che li rendono disponibili pubblicamente agli investitori, arriveranno non prima di maggio/giungo dell’anno prossimo per le più “precoci”, fino addirittura a novembre 2020 per le altre. Quello che però ho tentato di fare è raccogliere dati sui bilanci dell’anno 2018, e confrontarli, quando ce n’era la disponibilità, con i relativi dell’anno 2017.

Ho raccolto i risultati principali in questa tabella. Su alcune di queste non investo, ma volevo comunque inserirne evidenza, affidandomi anche all’ottimo sito p2p-banking per recuperare alcune informazioni. Tutte le cifre sono in migliaia di euro (o migliaia di dollari quando indicato):

Trovo evidenti, in termini di volumi e di necessaria capitalizzazione, i risultati delle piattaforme che operano solo come mercato di scambio per altre finanziarie e di quelle che si occupano direttamente della gestione prestiti con i richiedenti finali.

A mio avviso questi dati sono più importanti per chi si occupa direttamente di finanziarie richiedenti e richiedere investimenti, in quanto hanno loro direttamente gli obblighi di restituzione agli investitori. Occorre però non sottovalutare anche la sostenibilità dei business che si occupano anche solo di mantenere attivi i siti su cui i nostri soldi transitano.

Nel 2019 alcune piattaforme (so per certo Grupeer, Mintos e Robocash) sono cresciute nei volumi delle loro attività, quindi se i loro costi operativi non sono aumentati proporzionalmente (cioè, nella sostanza, non hanno effettuato grossi investimenti nel potenziare la loro struttura), potrebbero aver ottenuto un utile maggiore quest’anno. Ciò nonostante, è interessante notare come ad oggi, almeno per le piattaforme che operano da marketplace, sembrano avere ancora risorse molto “snelle” rispetto alla tipologia di business su cui operano, tipiche di chi è comunque ancora nella fase iniziale e di crescita della loro attività.

CLASSIFICA PERSONALE DELLE PIATTAFORME 2019

Ho pensato anche, con l’occasione della fine dell’anno, di stilare qui sotto una mia personale classifica delle piattaforme p2p lending in cui ho investito. Le ho ordinate in modo decrescente per mia preferenza personale, basandomi unicamente sulle mie esperienze.

PIATTAFORME TOP:

Mintos: nonostante i problemi ad alcuni suoi loan originators, si è sempre comportata in modo quasi impeccabile, pur mantenendo il ruolo che le compete, cioè quello di “piazza affari” e non di sostituzione alle finanziarie. Nei casi critici ha operato sempre applicando il più possibile il principio di trasparenza e mantenendo costante l’aggiornamento agli investitori. Ha avuto un momento d’oro fra primavera ed estate dove anche i tassi erano molto alti e paragonabili a quelli di piattaforme meno consolidate. Ha avuto un calo su questi nell’ultimo periodo, ma resta ancora a mio avviso la migliore ad oggi.

Grupeer: si sta proponendo come una delle futuri concorrenti di Mintos. Manca ancora molto per raggiungerla, sia per volumi sia per diversificazione disponibile nel proprio mercato. I tassi sono comunque in fascia medio-alta e finora nessun ritardo con i pagamenti. In ogni caso, l’espansione e l’evoluzione della piattaforma nel 2019 è stata evidente e tutto fa presagire che la cosa non si fermerà nel 2020. Da migliorare per lei utili e risorse.

PIATTAFORME BUONE:

Viainvest: è una piattaforma con un bilancio fra i più solidi del mercato. Ha inserito il tasso fisso all’11% per tutti i prestiti che offre e soprattutto nella seconda parte dell’anno è stata un’ottima ancora di salvataggio quando in qualche altro sito i tassi crollavano. Temo però qualche rischio di cash drag per il prossimo futuro.

Crowdestor: è letteralmente esplosa come crescita nell’offerta di progetti nella seconda parte dell’anno. Sono rimasti ottimi i rendimenti disponibili e non ho mai avuto problemi di cash drag. Essendo però la sua attività ancora principalmente legata a progetti su piccoli business (relativamente più rischiosi e su cui le informazioni non sono sempre impeccabili) e non avendo copertura di buyback (scelta comunque coerente con la tipologia) rimane un mercato a più alto rischio.

Iuvo group: Da me snobbata nella prima parte dell’anno, per motivi legati ai rendimenti non competitivi rispetto a molte altre piattaforme europee, l’ho poi utilizzata nella seconda parte come piattaforma “a minor rischio” grazie alla relativamente buona situazione finanziaria dei loan originator su cui posso investire tramite di essa. Gli interessi però rimangono ancora bassi per poter farla passare al top.

PIATTAFORME CON ALTI E BASSI:

Robocash: una piattaforma che si è delocalizzata nell’anno ma con ottimi risultati di bilancio per le sue finanziarie. Gli interessi non sono fra i più allettanti e molti investitori si stanno lamentando di cash drag. Ad oggi però credo possa essere una delle piattaforme su cui aumenterò nel 2020: ero partito molto scettico quest’anno sulla solidità della piattaforma, i numeri mi han dato per ora torto.

Crowdestate: la mia valutazione è la somma algebrica di un primo semestre ottimo, con progetti che pagavano regolarmente, buoni tassi, tanta “ciccia” da raccogliere in profitti da compra/vendita nel mercato secondario e il secondo semestre dove più di qualche progetto ha iniziato ad andare in ritardo (in alcuni casi sospendendo proprio i pagamenti) e dove l’offerta di nuovi investimenti si è radicalmente rallentata. Se l’andamento è questo l’outlook lo vedo negativo per l’inizio 2020, vedremo.

Peerberry: Ha un’offerta in termini di rendimento paragonabile a Viainvest, ma qui le notizie relative alla loro situazione e stabilità delle finanziarie che non sono sufficienti. Per questi motivi non la posso inserire più in alto per ora.

Swaper: ha avuto, anche quest’anno, un aspetto buonissimo, cioè il tasso fisso al 14%, ed un altro negativo, cioè l’impossibilità per lunghi periodi di farmi investire l’intero capitale versato. Ci aggiungo che altre piattaforme stanno progredendo pian piano nella loro stabilità finanziaria, diversificazione e volumi. Swaper invece… non lo so, non ci sono ancora informazioni a sufficienza; però non sempre no news equivale a good news.

PIATTAFORME MEDIOCRI:

Envestio: per tutto l’anno è stata una delle piattaforme con i tassi nominali più alti in assoluto e non ha avuto ancora problemi segnalati a riguardo dei pagamenti agli investitori. La scelta di inserire nel loro core business rifinanziamenti di progetti, di non sempre leggibile interpretazione, ha iniziato a far sollevare qualche dubbio da più di una voce sull’effettiva sostenibilità del loro piano di business nel lungo periodo. Aggiungo che di recente ha cambiato proprietà e questo è un altro motivo di incertezza. Per questi motivi la metto nella parte bassa della mia classifica, in attesa di sviluppi con il 2020.

Fastinvest: Troppa importanza nella mia valutazione è la ancora, ad oggi, carenza di informazioni riguardanti la struttura societaria, le risorse e le informazioni su buona parte dei loan originator di questa piattaforma. L’esperienza finora è stata ottima, sia come rendimento, sia come regolarità dei pagamenti. Negli ultimi mesi Fastinvest ha pubblicato qualche generale notizia riguardante le nuove finanziarie che hanno iniziato ad offrire i propri prestiti, ma non lo trovo ancora sufficiente.

PIATTAFORME FLOP:

Kuetzal: è l’ultima piattaforma in ordine temporale, fra quelle in cui investo, a nascere. Ho iniziato quest’estate, quindi da non molti mesi e non ho avuto finora nessun problema con il ricevimento degli interessi pianificati. Tuttavia tutto quello che è successo nelle ultime settimane, fra qualche progetto con seri dubbi di essere un “fake” e le palesi ammissioni di inadeguatezza da parte del management passato e attuale (per chi ancora non lo sapesse l’intera squadra di gestione è cambiata di recente) mi ha fatto valutare Kuetzal come un market ai limiti dell’imbarazzante. I tassi di interesse, comunque alti, non li valuto ad oggi sufficienti per compensare il rischio palesatosi. Ho deciso di sospendere per ora la visibilità della recensione nel mio blog, in attesa di sviluppi.

RENDIMENTO EFFETTIVO 2019

Infine, ho pensato di calcolarmi (finalmente ho trovato il modo, alla fine era una semplice formula excel) il mio tasso interno di rendimento per ciascuna piattaforma, il classico XIRR di cui si legge in giro, comparandolo con quello mostratomi sui siti delle varie piattaforme, quando quest’ultimo disponibile.
Ho considerato solo i proventi da interessi e plusvalenze. Il dato preso dai siti è per forza di cose complessivo di tutti i miei anni di investimento, mentre ho voluto inserire nel mio riscontrato solo il 2019. Il risultato lo riporto qui nella tabella qui sotto:

Ovviamente trovo utile ancora ricordare (e mai è stato più opportuno dopo gli eventi di queste ultime settimane) che i rendimenti che potete qui leggere non sono da considerare come unico elemento nelle nostre valutazioni su tali piattaforme, ma entrano come parte di un’analisi il più approfondita possibile, che deve essere volta all’ottimizzazione dei nostri investimenti, tenendo conto anche dell’affidabilità delle destinazioni dove riponiamo i nostri risparmi.

Come detto questo era il mio ultimo articolo del 2019. Approfitto quindi ora per augurare a tutti un 2020 ricco di ottime soddisfazioni dai nostri investimenti!

p2p italiano vs p2p estero

Mi sono trovato molte volte a dover motivare perchè finora non ho ancora investito nelle piattaforme di p2p italiano. Ho pensato quindi di scrivere questo articolo per fornire le ragioni principali per cui mi sto, attualmente (ma sto valutando per il futuro), concentrando sui siti di p2p esteri.

Queste sotto sono le mie principali considerazioni sui vantaggi e svantaggi sull’investire in una o nell’altra categoria. Sono qui molto generali, ma credo possano essere utili come spunti a chi si trova a dover scegliere dove concentrare, oggi, i propri investimenti nel p2p lending.

P2P ITALIANO

Le piattaforme con sede italiane, solitamente offrono business/immobili/prestiti a consumatori operanti/residenti nel territorio della nostra nazione.

Le piattaforme italiane offrono, di norma, tassi di interesse inferiori a quelli che un investitore può trovare nelle corrispondenti europee. Ciò è dovuto principalmente alle diverse possibilità che le prime hanno nell’applicare tassi ai consumatori finali: i tassi base in Italia sono molto più bassi che in altri paesi (es. est Europa e Russia) e in Italia vigono limitazioni dei tassi di usura molto più stringenti che in altri paesi. Questo fa sì che, operando nel nostro paese, non ci possano offrire quei profitti che invece vediamo apparentemente più allettanti sulle piattaforme europee.

Alta conseguenza diretta della situazione italiana è che, solitamente, le società italiane di p2p non offrono la garanzia di buyback “automatica” che vediamo nelle europee. Cioè garanzia che scatti automaticamente coprendo l’intero importo dell’investimento dopo un certo numero di giorni. Al suo posto, in certe piattaforme è presente, per alleviare il rischio dell’investitore, un fondo di garanzia, alimentato attraverso il prelievo di una quota % degli investimenti effettuati, che entra a coprire le perdite da default dei prestiti (cioè dopo aver attivato, senza successo, tutte le procedure di recupero forzoso presso il richiedente). Non è detto quindi che tutto il capitale, in questi casi, sia rimborsato, dipende dalla capienza di tale fondo.

La stessa cosa, adattata, accade alle piattaforme che mettono in contatto diretto prestatori e richiedenti: il tasso qui ottenibile dall’investitore, è molto più basso (7-8-9%) di quelli percepibili dalle corrispondenti piattaforme estere, come Finbee e Bondora (15-20%).

Il vantaggio delle piattaforme italiane è la vigilanza della Consob sul loro operato e la funzione che svolgono di sostituto d’imposta.

Il primo vantaggio (sorveglianza della Consob), permette di assoggettare le piattaforme italiane a requisiti di trasparenza e solidità, cosa a cui non sono sempre soggette le piattaforme estere oggi operanti. C’è da dire comunque che tale vigilanza comporta per le società italiane dei costi aggiuntivi, sia per i necessari organi di controllo interno, sia per maggiori vincoli di capitalizzazione di bilancio.

Il secondo permette all’investitore di non sobbarcarsi l’onere (ed il rischio) della dichiarazione dei propri redditi, sostituendosi invece a lui in questa parte burocratica e versandogli direttamente il profitto al netto delle relative imposte. Questo supporto difficilmente sarà offerto in futuro dalle piattaforme estere, non avendo una sede fiscale italiana, mentre è molto probabile venga fatta presto più chiarezza sui redditi p2p generati all’estero.

P2P ESTERO

Il primo vantaggio che mi sento di elencare quando parlo di società di p2p lending estere è la possibilità data all’investitore di diversificare in molti più paesi, in molti più loan originator e, in tanti casi, anche in tipologie finanziamento non presenti nelle corrispondenti italiane. Si pensi ad esempio alla varietà che si può trovare in siti come Mintos o Grupeer. Inoltre è possibile in tanti casi anche investire in valuta diversa dall’euro.

C’è poi, a contraltare di quanto scritto per i siti italiani, la possibilità di ottenere interessi più elevati, affiancati in molti casi dalla garanzia di buyback da parte dell’intermediario o della piattaforma, che agisce molto prima del default del richiedente, spesso anche pochi giorni dopo un semplice ritardo. Tale possibilità è resa disponibile dal fatto che gli stessi intermediari o piattaforme riescono ad applicare al richiedente finale tassi più elevati per i prestiti che sottoscrive, rispetto a quanto sia possibile in Italia. Questo per due motivi principali: 1) i tassi di mercato in molti paesi sono più elevati del tasso italiano e 2) in molti paesi il limite di tasso di usura, presente in Italia, è più ridotto o non presente. Le procedure di recupero credito tutelano di più l’investitore rispetto al richiedente.

Tali tassi che questi intermediari possono applicare al richiedente, permettono loro margini più alti rispetto ai loro corrispondenti che devono operare in Italia. Tali margini più alti, a parità di condizioni, si tramutano in riserve accumulate più alte, che possono dedicare all’offerta di una garanzia di buyback “automatica”, che possa regolarmente coprire il capitale dell’investitore.

Per contro, le piattaforme estere, perlomeno quelle non soggette a strette regolamentazioni da parte di organi di controllo (come la Consob in Italia), non devono rispettare gli stessi rigidi vincoli di bilancio e infornativi, per cui il minor rischio che offrono all’investitore con il buyback si può controbilanciare da un rischio, più “nascosto”, di default della stessa piattaforma. Ma non è sempre detto.

Terminato questo elenco generale di tutte le differenze principali, pensate ci siano altre considerazioni o altri elementi che non ho esaminato per quanto riguarda l’argomento di scelta fra italia e estero? Scrivetemelo per favore nei commenti!

Valutare gli intermediari: leggerne i bilanci

In questo articolo ho pensato di condividere alcune delle mie principali informazioni che ottengo dai bilanci dei loan originator, allo scopo di poter sfruttare tale documento per aiutare a farmi un’idea dell’effettiva affidabilità di questi ultimi sulla capacità di garantirmi il buyback, prima di decidere se investirci qualcosa. Le stesse informazioni sono naturalmente applicabili ai bilanci delle piattaforme, nei casi in cui siano queste a garantirne l’eventuale buyback.

Alcune piattaforme, Mintos in particolare di cui ho appena aggiornato la recensione qui: Mintos review, pubblicano i bilanci dei propri loan originator allo scopo di dare all’investitore un’informazione ufficiale sul loro stato di salute, in modo tale che questo possa prendere le proprie decisioni di investimento nel modo più informato possibile. In caso di ritardi o default del prestito, infatti, in molti casi è il loan originator o la stessa piattaforma di marketplace che si obbliga con la formula del buyback guarantee a rimborsare l’investitore, secondo le modalità espresse nei vari contratti.

Saperli leggere per comprendere quanto effettivamente il loan originator sia affidabile la ritengo una cosa molto importante. Ma come fa da qui un investitore a valutare se il l.o. ha la capacità o meno di rimborsare tutte le eventuali necessità di buyback?

Una base importante (anche se non esaustiva) è saper cogliere ed interpretare delle semplici voci di bilancio che sono presenti in quasi tutti questi documenti ufficiali (se non proprio tutti).

Quelle che ritengo le più importanti sono le seguenti. Prenderò anche come esempi dei loan originator di Mintos per rappresentare meglio:

1- PROFITTO / PERDITA:

Questo è il più semplice, osservare se nell’anno l’intermediario è andato in profitto o in perdita nella sua attività. Non è risolutivo come molti credono, ma dà un’indicazione di massima sul suo stato di salute.

Mogo, con rating su Mintos pari a “A”, mostra degli utili di bilancio consistenti, qui sotto evidenziati nella riga (net profit of the period). Inoltre, dai valori in Euro si può vedere che il rating è giustificato anche dal buon volume di affari.

Monego, con rating C+ su Mintos, presenta invece la stessa riga con perdite (qui in euro) evidenti, -644k nel 2018 (nel 2017 si può notare dalla mancanza di valori che la società era appena partita).

Ancora più importante è secondo me osservare se l’intermediario fa utili o perdite “operative”, che non è la stessa cosa, ma se la sua attività operativa è in profitto, in quanto ci possono essere stati eventi straordinari non operativi che hanno influenzato il risultato finale e ci possono trarre in inganno se osserviamo solo quel dato. Ma quest’argomento meriterebbe un articolo specifico.

2- IMPAIRMENT TEST/ ACCANTONAMENTO VALORE CREDITI

: è una posta in bilancio che qualunque intermediario che si adegui agli standard internazionali deve mostrare dopo aver effettuato, almeno annualmente, un check sullo “stato di salute” dei propri crediti. Molto banalmente, se fra i crediti (nel concreto i prestiti ai richiedenti) ci sono dei crediti che presumibilmente non sono riscuotibili, o lo sono solo in parte, la parte ragionevolmente non riscuotibile dovrebbe essere messa come una perdita in bilancio già nell’anno in cui ci se ne accorge. Nei dettagli questa operazione di valutazione è più complicata, ma in questa sede va bene così. A bilancio viene messa come “perdita” la differenza con lo stesso valore risultante dal calcolo dell’anno precedente: è segno che c’è stato un peggioramento della solvibilità dei crediti. Può essere anche positiva tale differenza, se c’è stato invece un miglioramento. Inoltre, se il rapporto fra questo valore di svalutazione e il totale di crediti a bilancio è alto si può intuire che la qualità dei prestiti che elargisce l’intermediario è scarsa, quindi l’investimento attraverso di lui è più rischioso; se il rapporto è basso, la qualità è più alta e l’investimento attraverso di lui meno rischioso.

Come esempio virtuoso prendo Agro credit, a cui Mintos ha dato rating di A-. Addirittura nel 2018 ha avuto un risultato di impairment test positivo, cioè la valutazione dei propri crediti ha fatto sì che, rispetto all’accantonamento fatto l’anno precedente, il valore di rischio sia migliorato di 5.000€. L’anno scorso la situazione era peggiore: era stato accantonato nel 2017 un valore di 40k, pari al 16% dei crediti allora presenti (40.000/248.938).

Come esempio meno virtuoso prendo qui ancora Monego. In Monego nel 2018 si è dovuto applicare una perdita da svalutazione da impairment pari a 691.000€, cioè ben il 17% dei crediti.

3- RISERVE DI CAPITALE IN BILANCIO:

Questa posta permette invece di rispondere in parte alla domanda: se il loan originator deve garantirmi la buyback, quali sue risorse ha a disposizione in garanzia per potermela versare? Questo valore riassume le disponibilità proprie a lungo termine: gli utili degli anni precedenti che non ha distribuito e che quindi tiene “a riserva” o i versamenti dei soci per rimpinguare ulteriormente le risorse della società; quelle risorse quindi che non sono destinate al pagamento dei fornitori operativi della società (es. stipendi, o i costi della sede societaria, per intenderci). C’è da dire che in prima battuta il loan originator utilizzerà, se disponibili, le risorse liquide che ha a disposizione in quel dato momento, o la vendita dei suoi crediti o asset in un secondo. Ma la voce riserve di capitale indica quello che è a garanzia di tale buyback, in caso tutte le precedenti non siano utilizzabili. Se questa voce è minore c’è molta meno garanzia se il business sta andando male e l’intermediario è più rischioso; se questa voce è maggiore, anche se il business sta andando, magari momentaneamente, male, possiamo contare su più fondi in caso di necessità di buyback, quindi l’intermediario può essere considerato meno rischioso.

Credissimo, rating ricevuto da Mintos pari a A-, si vede che presenta delle riserve di bilancio (qui sotto in lev bulgari, 1lev = 0,5€) in aumento, grazie all’accumulo di utili durante gli anni. E’ arrivato ad avere riserve disponibili pari a 22k lev, con 33k lev di crediti a richiedenti, pari a ben 2/3!

Come esempio più negativo prendo Tigo, che ha rating C+ su Mintos, con i dati presentati in migliaia di Dinari macedoni (1 dinaro = 0,015€). Qui addirittura le riserve di bilancio sono negative. Si vede che nell’anno precedente (un anno con pochi volumi mossi) Tigo ha perso soldi e presenta una situazione chiaramente più rischiosa di Credissimo, dato che si trova ad essere esposto 127M di dinari (quasi 2 milioni di euro) verso i suoi richiedenti.

C’è da dire comunque che anche nelle voci “fondi” si possono in alcuni casi trovare fondi appositi accantonati dall’intermediario in forma non di capitale, ma di semplice “assicurazione” contro le eventualità future. Quindi per fare un’analisi approfondita si dovrebbe, quando ci sono le informazioni disponibili, fare la somma di queste due voci per calcolare i fondi di garanzia. Comunque mi risulta ad oggi sono pochi gli intermediari che utilizzano questi fondi specifici, probabilmente il numero crescerà comunque in futuro.

Questi sono i principali valori di bilancio che io osservo quando decido di prendere decisioni autonome sull’effettiva rischiosità dei loan originator. Esse devono certamente essere prese assieme ad altri valori, su cui è difficile scrivere in un semplice articolo, ma spero che questa breve spiegazione possa essere d’aiuto a chi è alle prime armi con i bilanci.

Se l’argomento è stato di interesse, fatemelo sapere, così in futuro approfondirò in caso questi elementi. E non dimenticatevi di iscrivervi al mio blog per ricevere sempre le notifiche sugli aggiornamenti!

Quali rischi nel p2p lending?

Ho pensato di scrivere questo articolo per chi non è ancora attivo, o si è appena avvicinato, al mondo degli investimenti in p2p lending.

Quali rischi si possono incontrare, quando decido di mettere soldi in questa tipologia di investimento?

E’ una domanda che chiunque abbia investito, o abbia intenzione di investire, nelle piattaforme di p2p lending, si è posto. Quali sono i reali rischi che si devono conoscere quando valuto di investire qualche soldo qui? Come fanno gli interessi offerti ad essere così alti, il rischio intrinseco è veramente così elevato? Mi ritroverò senza soldi?

Il p2p è effettivamente così rischioso? La risposta è.. sì, ma in parte, lo si può in gran parte gestire!.

Questi di seguito elenco quelli che secondo me sono i principali rischi, suddivisi per natura che un investitore in p2p lending si troverà ad affrontare, inserisco a parte quelle che sono a mio avviso le azioni migliori per limitarli al minimo o gestirli nel modo più profittevole possibile. Li ordino in ordine decrescente (dal più importante al meno):

1- RISCHIO DEL RICHIEDENTE

E’ il primo, forse non il principale, ma quello che più di tutti influenza le nostre aspettative di ritorno. I richiedenti dei prestiti p2p pagano regolarmente? Sì: allora le cose andranno in gran parte bene. No: allora occorre attivarsi per valutare l’effettiva convenienza della specifica scelta di investimento. Azioni per limitarlo: diversificare il più possibile i propri investimenti su più richiedenti o, nei casi dove c’è il buyback garantito dall’intermediario o dalla piattaforma, diversificare su più intermediari o su più piattaforme. Inoltre, non investire una quota troppo alta su un singolo prestito: facendo così sarebbe più “comodo” operativamente, ma ci si affida troppo al suo risultato per definire il nostro rendimento atteso. Più si spalmano i nostri investimenti su più prestiti, meno variabilità avrà il nostro rendimento, rispetto alle aspettative. I default ci saranno; quando li prenderemo, meglio prenderne un po’ di più ma che influiscano su una piccola parte del nostro patrimonio, rispetto a prenderne di meno ma che quando li prendiamo perdiamo anche una quota superiore del nostro capitale.

2 – RISCHIO DELL’INTERMEDIARIO

In tutti i casi in cui il buyback guarantee sia a carico dell’intermediario, è importanti riferirsi direttamente a quest’ultimo per valutare l’effettiva capacità futura di coprire i nostri investimenti nel caso in cui il richiedente originario non sia in grado di pagare. L’intermediario in questi casi si riferisce a colui che contrattualmente si impegna a tale copertura di buyback. Per esempio, su Mintos sono da considerare direttamente i loan originator che offrono i prestiti sulla piattaforma, su FastInvest è direttamente la piattaforma che in prima persona copre i ritardi. Azioni per limitarlo: la principale informazione che dobbiamo ricercare è il bilancio dell’intermediario. Valutare il rapporto fra le riserve disponibili a copertura (in prima battuta) e i profitti annuali (in seconda) rispetto ai debiti in carico verso i richiedenti. Più tale rapporto è alto, più l’intermediario merita fiducia nella capacità di coprire il buyback. Un intermediario che non mette a disposizione tali informazioni è da considerarsi meno affidabile. In secondo luogo, e solo in secondo, valutare lo storico dei pagamenti dei crediti messi sul mercato dall’intermediario: ovviamente, più la quota in ritardo è alta, più rischioso è l’investimento tramite di esso.

3 – RISCHIO PAESE

E’ indirettamente collegato al rischio del richiedente: quando un paese è economicamente in crescita, in linea generale, potremo aspettarci che anche i nostri investimenti lì posizionati saranno dati a persone con più capacità (teorica) futura di rimborsare il nostro prestito, rispetto ad un paese in crisi, o in depressione. Le persone hanno maggiori possibilità di avere un reddito sufficiente ad onorare il prestito? se sì potremo valutare il nostro rimborso di medio-lungo termine come meno rischioso, altrimenti l’esatto contrario Azioni per limitarlo: Ottenere le informazioni macroeconomiche su di un paese per capire se ha tendenza in crescita o in decrescita è abbastanza semplice. Privilegiare investimenti su paesi con relativa tranquillità sarà una naturale conseguenza.

4 – RISCHIO CAMBIAMENTO NORMATIVE

E’ un rischio specifico del rischio paese. Il cambiamento di alcune normative in una determinata nazione può influenzare non poco l’operatività sia vostra, sia delle eventuali piattaforme che hanno sede in quel paese. Le cause possono essere molteplici, oggi sono principalmente legate alla volontà di dare:

– dei vincoli operativi allo scopo di tutelare i risparmi degli investitori

– l’adattamento fiscale alla nuova realtà del p2p lending.

Questa realtà di investimenti è un mercato sostanzialmente nuovo e la sua regolamentazione normativa deve ancora consolidarsi, sia in Italia sia nel resto dell’europa, fatte salve alcune eccezioni. Ciò vuol dire la possibilità teorica per il futuro per le piattaforme e/o per gli intermediari di obblighi minimi di informazione e di costituzione nel loro bilancio di adeguate riserve di copertura. L’adeguamento in questi casi sarà per loro obbligatorio e a seconda dell’onerosità di questi vincoli si possono ipotizzare che non tutti riusciranno a soddisfarli, creando quindi tensioni nella loro operatività, che si ripercuoteranno sui nostri investimenti. Azioni per limitarlo: Questo è uno dei rischi più rari ma allo stesso tempo meno gestibili dagli investitori. Comunque, avere un’informazione costante sull’andamento del quadro generale del paese (ci sono molti siti web dedicati a questo) e investire il più possibile in prestiti a breve durata (per poter essere sufficientemente liquidi nel caso si avvertisse la necessità di spostare i propri investimenti da una piattaforma) vi permetterà di avere la reattività necessaria per spostare i vostri investimenti qualora ci siano novità non positive sul tema per qualche piattaforma e/o intermediario.

5 – RISCHIO VALUTA

Nei casi in cui si decida di investire in valute diverse dall’euro, ci portiamo in casa il rischio di svalutazione dei nostri investimenti se la valuta in cui li si indebolisce rispetto all’euro. Azioni per limitarlo: l’azione più semplice, ed efficace, è….. investire solo in euro :). In ogni caso, di investire in valuta solo se abbiamo sufficiente confidenza che, anche prevedendo una naturale svalutazione (utile qui osservare lo storico e i dati macroecnomici dei paesi) e le commissioni da pagare per il cambio moneta, i profitti che otterremo saranno migliori dei corrispondenti prestiti in euro.

6 – RISCHIO DI LIQUIDITA’

Questo rischio riguarda la possibilità in cui la piattaforma sulla quale state investendo non ha prestiti a sufficienza per permettervi di investire tutto il vostro capitale versato. In questo caso, i vostri soldi rimarranno giacenti sul conto senza rendervi nessun interesse, abbassando quello che dovrebbe essere il vostro profitto atteso, come qualsiasi altro rischio precedentemente considerato; in questo caso si profila una perdita per mancato guadagno. Azioni per limitarlo: monitorare sempre, prima di versare sul conto di una piattaforma, quali e quanti sono i prestiti disponibili in offerta. Se quelli che ritenete soddisfacenti per le vostre aspettative non sono sufficienti a coprire il vostro capitale, e questa situazione perdura per un lungo periodo di tempo, l’opzione migliore sarebbe quella di diminuire la vostra quota nella piattaforma per ridirigere i vostri investimenti in altri lidi più efficienti.

Finita questa carrellata, pensate ci siano poi altri rischi da inserire che non ho considerato in questo articolo? Scrivete pure nei commenti, se me ne sono scordato li aggiungerò molto volentieri 🙂